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La Camera ha approvato in via definitiva il decreto legge 151 riguardante la lotta alla criminalità e all’immigrazione clandestina con 281 voti favorevoli e 204 contrari. Secondo il dl da oggi è possibile inviare un massimo di 500 militari nelle aree ad alta densità criminale, a sostegno delle forze dell’ordine presenti sul territorio. Secondo il decreto, l’attuale missione in Campania terminerà il 31 dicembre 2008.

Novità anche sul fronte della lotta all’immigrazione clandestina. Saranno infatti costruiti nuovi centri di identificazione ed espulsione in tutta Italia per cui sono state stanziate diverse decine di milioni di euro: 3 per il 2008, 37,5 (di cui 7,1 dai fondi del ministero della Giustizia e 30, 3 dal ministero dell’Interno) per il 2009, 40,4 (di cui 11,2 dai fondi del ministero della Giusitizia, 19,7 dal ministero dell’Interno, 9,4 dal ministero del Welfare) per il 2010 e, infine, 20 milioni di euro dal 2011 in poi.

È stato inoltre aumentato di 30 milioni di euro anche il fondo destinato ai parenti delle vittime di mafia. Risorse che possono essere attinte, chiarisce il decreto, anche da fondo di solidarietà per le vittime di usura. Tutto giusto tranne un errore formale che rischia di inficiare l’intero provvedimento e permettere di guadagnare sulla morte dei congiunti anche a chi non dovrebbe. Se dal provvedimento restano infatti esclusi «coniugi, affini o conviventi» di persone condannate o coinvolte in traffici mafiosi, per un vizio di forma non corretto, potranno beneficiarne i parenti. Come dire: se un mafioso viene ucciso, il cugino potrà chiederne il risarcimento allo Stato.

Novità anche sul fronte delle intercettazioni. I provider sono autorizzati a conservare fino al 31 marzo 2009 i dati sul traffico telematico, dopodichè i gestori di telefonia dovranno conservare per 30 giorni i dati dele chiamate senza risposta e i provider rendere disponibili i dati telematici dei loro utenti.

L’ultimo provvedimento riguarda, infine, i giudici onorari, a cui viene attribuita un’indennità di 98 euro per le udienze svolte nello stesso giorno, a cui si sommano altri 98 se l’impegno complessivo di lavoro supera le cinque ore quotidiane.

EF

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