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Facendo un giro sul sito del Corriere della Sera on line, ho letto che l’Agenzia delle Entrate ha messo in rete l’elenco (2005) dei redditi dichiarati di tutti i contribuenti italiani. A parte che la pubblicazione in sé mi ha lasciato del tutto sconcertato ma, leggendo l’articolo, ho scoperto quanto guadagnava il buon Beppe Grillo: 4.272.591 euro – 356.049,25 al mese -, sono rimasto allibito. Mi sono chiesto se i “grillini” che campano con 1000 euro al mese e del grillo acquistano Dvd, libri e magliette, lo sapessero. Dopo aver letto e riletto (stentavo a crederci) quei numeretti scritti in piccolo sul sito, ho allora digitato l’indirizzo della mitica pagina beppegrillo.it per vedere cosa ne dicesse il celebre nostro: un intero post sosteneva la pericolosità dell’elenco, adducendo come giustificazione la possibilità per i criminali di sapere quanto guadagna ognuno di noi. Come se Camorra, ‘Ndrangheta e Cosa Nostra avessero bisogno del sito dell’Agenzia delle Entrate. Ottima giustificazione. Nella testa però mi risuonava sempre la cifra appena letta: quattromilioniduecentosettantaduemilacinquecentonovantuno euro di reddito imponibile. Altro che informazione libera, giornalai corrotti e grandi gruppi editoriali potenti: questo è business! Io avrei bisogno di tre vite per guadagnare tutti quei soldi. Purtroppo però non ho un sito con editori affermati alle spalle né un palco da cui urlare, sono un precario insomma. 4.272.591 lo riscrivo e ribadisco: questo è business, è uno stipendo degno dei grandi politici e dei grandi imprenditori. Un tempo Grillo portava avanti battaglie “e basta”, dopodiché hanno inziato ad arrivare i Dvd, i libri e tutto il resto…business. E allora tutto mi è sembrato sempre meno sincero. E allora fare V2-Day, urlare contro la Casta e contro i grandi gruppi è facile. Grillo guadagna più dei contributi pubblici dati al Foglio (circa tre milioni e mezzo di euro), a Europa (3.613.912,92), alla Padania (4.028.363,82), poco meno de L’Unità, del Manifesto (4 milioni 441mila…), dell’Avvenire (6milioni 300mila…). Guadagna otto volte più dei contributi dati a mensili come Left (509.129), Carta (517 mila euro circa) o a Famiglia Cristiana (312mila euro l’anno). Se poi confrontiamo questi numeri con i dati di un giornale come Nigrizia, il confronto è impietoso: 4 milioni e passa contro 45mila euro. I dati sono presi dal sito del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria. Il business del giustizialismo, mentre noi restiamo in fondo, sotto al palco.

Come fanno notare diversi grillini sul sito del comico, non ci sarebbe da scandalizzarsi per la pubblicazione dell’elenco: fino a ieri bastava andare negli uffici comunali per avere tutti i dati. Altro che Camorra, ‘Ndranghedta, Cosa Nostra e rapine in villa: non si tengono i miliardi in casa (non siamo mica tutti poggiolini). La critica da muovere al provvedimento è invece un’altra ed è sociale: adesso chiunque potrà andare a farsi i fatti del vicino nelle pause di lavoro. Tutto ciò sa più di frustrazione spettacolarizzata che non di reale operazione di trasparenza. E’ come se si volesse mettere i cittadini uno contro l’altro, basandosi sul fattore economico, per una sorta di voyerismo deviato. Chiedo dunque: se fino a poco tempo fa era sufficiente andare negli uffici comunali per avere i dati di qualsiasi persona, che senso ha avuto oggi mettere on line le stesse liste?

EF

Aggiornamento: questa sera alcuni commentatori del blog di Grillo parlavano di censura. Mi sono fatto un giro in rete e guardate cosa ho scoperto.

Da un commento lasciato da Mario Pisciotta a questo post (leggete nei commenti), ne riporto una parte: “Relativamente al consenso che Beppe Grillo si crea sul suo sito eliminando gli “scomodi” e’ vero:ne ho avuto esperienza diretta, mi inibi’ il nick e NON potei piu’ inviare alcun commento (attualmente li mando, ma con un altro nick) […]”.